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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


lunedì 4 maggio 2015

SINDONE. L'ILLUSIONE DELLA FEDE.



Le fonti autorevoli della scienza considerano la Sindone un falso. La teorie che lo dimostrano non scheggiano minimamente la forza della fede. Il dibattito in un famoso scambio epistolare.

Migliaia di fedeli accorrono a Torino per ammirare il lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù. Eppure è un’illusione.
Le fonti scientifiche ufficiali più autorevoli hanno dimostrato che quel lenzuolo , esposto per il conforto dei credenti, non ha nulla a che fare con il “corpo di un profeta ebraico itinerante in Galilea ai tempi dell’Imperatore Tiberio e morto, per crocifissione, a Gerusalemme sotto l’imputazione di lesa maestà all’impero romano”.

Sono tante le ragioni della scienza, a partire dal fatto che nel corso della prima esposizione della Sindone in epoca medioevale, il primo vescovo che se ne occupò la presentò come l’artefatto di un artista dell’epoca.

Per la scienza è un falso perchè basterebbe confrontare i reperti ricavati dalla sepolture ebraiche con i dati emersi dall’analisi del tessuto, delle fibre e della lavorazione del telo : è esclusa la possibilità che sia collocabile nella Palestina dell’occupazione romana.

Per la scienza l’impronta di un volto umano avvolto in un lenzuolo steso, ha una larghezza pressoché doppia di quella della Sindone ( l’effetto che viene denominato “la maschera di Agamennone” ), così come per l’impronta del corpo.

Per la scienza sarebbe sufficiente appurare che i rivoli di sangue avrebbero dovuto colare in direzioni completamente diverse, così come diversi sarebbero dovuti essere i presunti segni di flagellazione.

La scienza, però, non si limita a dedurre o supporre ma procede per prove concrete e dimostrabili, come quella del carbonio 14 , affidata dalla Curia di Torino a tre laboratori internazionali di sua scelta. Tale esame sortì l’unanime risultato: reperto appartenente all’epoca medioevale, a metà tra il Duecento ed il Trecento. Forse non bisognerebbe dimenticare che tale dato fu riconosciuto dal cardinal Ballestrero, arcivescovo di Torino, il quale mise la parola fine alla disputa, esortando i fedeli ad accettarne il verdetto.

Stabilito tutto ciò, resta da chiarire il metodo usato per confezionare la Sindone stessa . Dimostrare come l’immagine abbia potuto restare indelebile dopo immersioni in olio bollente e liscivia, effettuate nel 1503 in occasione di un incontro tra l’ Arciduca Filippo il Bello con Margherita d’Austria, e sopportare il calore dell’incendio avvenuto nel 1532, che le lasciò segni indelebili.

Ciò è sufficiente a dimostrare che si tratta di un’impronta e non di una pittura ma che non può trattarsi del segno di un cadavere, bensì di quello ottenuto da un bassorilievo di poca profondità.
L’ha dimostrato l’anatompatologo Vittorio Pesce Delfino nel suo libro “ E l’Uomo creò la Sindone”; ha descritto l’esperimento secondo il quale un telo appoggiato su un bassorilievo scaldato a 220 gradi, può riprodurre l’immagine dal caratteristico colore giallastro della Sindone.

Anche il chimico Luigi Garlaschelli, nel suo libro “Processo alla Sindone”, ha spiegato che sulla reliquia sono state trovate tracce di colore perché l’impronta è stata ottenuta strofinando dell’ocra in polvere sul telo appoggiato sul bassorilievo, secondo l’effetto del carboncino sulla carta. Nel tempo il colore si è staccato lasciando un’impronta fantasma.

Dunque la Sindone è un falso. Lo è per la storia, per l’archeologia, per la paleoantropologia, per la geometria, per l’anatomia, per la medicina legale, per gli esperti neutrali. Eppure ciò non intacca la forza della fede, come emerge anche dall’interessantissimo scambio epistolare tra lo scienziato Piergiorgio Odifreddi e monsignor Giuseppe Ghiberti. A nulla sono servite le suesposte tesi avanzate dal matematico nei confronti del cordiale, irremovibile credo di monsignore: “ Penso che questa lettura sia determinante, perchè relativizza non solo la scienza ma la Sindone stessa: il suo interesse fondamentale consiste nell’essere un segno e questo funziona indipendentemente dalla consistenza della sua natura: La povertà di certezze è la forza della Sindone, e a me personalmente la rende anche cara: Partendo da questa lettura delle cose, non mi sento condizionato al discorso dell’autenticità”.

La Sindone, dunque, resta un grande evento religioso, come se la fede avesse bisogno di simboli.
Ingenti risorse umane e finanziarie sono state utilizzate per rendere possibile questo pellegrinaggio della speranza, perché la dimensione umana non è ancora uscita dalla dimensione simbolica, nonostante l’avvento dell’Illuminismo, due secoli or sono.

Il debole strumento della ragione solo a tratti e a fatica sopprime il simbolico, quando la sua luce, seppur non accecante come quella di Dio, consente agli uomini, divisi tra loro da diverse culture, di guardarsi in volto e riconoscersi.