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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


mercoledì 10 aprile 2013

LAURA BOLDRINI A TORINO. PAROLE COME PIETRE, FINALMENTE




La lezione inaugurale del Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha aperto la terza edizione di Biennale Democrazia Torino

E' salita sul palcoscenico di Torino ed è partito un lungo applauso scrosciante.
Laura Boldrini non rappresenta solo la terza carica dello Stato. E' ciò che aspettavamo da tempo, una scossa profonda che ti scuote con parole sussurrate e taglienti come sciabole affilate.
Al suo ingresso, la platea si è alzata in piedi con il doveroso rispetto che merita una figura davvero autorevole. Finalmente, dopo tanto tempo...
Un lungo discorso che ha il sapore di un testo pensato e scritto da chi lo legge: un fatto sconvolgente!
Lei i contenuti li conosce, perché li ha vissuti.
Lei ha parlato con chi non è stato mai ascoltato.
Lei ha protestato contro la ricchezza di pochi che alimenta la fame di molti.
Lei non ha fatto parte della politica collusa.
Lei non conosce il compromesso.
Lei poteva parlare con la saggezza ed il diritto dei giusti.
Ecco perché il suo discorso ha toccato tutta la platea muta e rispettosa.
Occhi lucidi, silenzio assordante, tensione massima come nei luoghi in cui si compie un fatto importante, quasi storico.
Il neo Presidente della Camera ha iniziato il suo discorso con un elogio alla parola “utopia”, concetto chiave attorno al quale ruotano tutti i temi di Biennale Democrazia di Torino.
Per il Presidente “l'utopia racconta il dubbio. E senza dubbi la politica sarebbe solo un fotogramma immobile, un esercizio di vanità, una condizione di solitudine”.
Ha esaltato l'utopia considerandola ricerca, superamento dei propri limiti.
L'ha definita un viaggio, citando le indimenticabili parole del poeta Kavafis”...quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e esperienze”.
Ha speso parole per ricordare che sono state le molte e silenziose utopie che ha coltivato in vent'anni ad averla condotta all'attuale incarico, ed è stata una splendida utopia quella che ha condotto un uomo, negli anni anni 50, ad abbandonare un piccolo villaggio africano ( Kogelo) portando con sé suo figlio che oggi è il presidente degli Stati Uniti.
Ha invocato l'utopia, nel suo discorso, perché guidi la politica verso il risanamento di quella ferita aperta nel mondo per cui l'1% degli uomini possiede il 40% di tutte le risorse del pianeta, le tre persone più ricche del mondo hanno lo stesso peso economico dei 600 milioni di esseri umani più poveri e il patrimonio dei dieci italiani più facoltosi è uguale alle risorse degli otto milioni di italiani più poveri.
Sono numeri e sono sconvolgenti!
Ha citato alcune delle utopie che si sono realizzate: la riduzione delle spese militari, l'apertura di un dibattito sul sistema finanziario con la conseguente condanna alle speculazioni finanziarie, una più consolidata cultura dello sviluppo eco sostenibile e l'avvio al processo di riduzione dei costi della politica.
Ha attaccato il cinismo di chi crede che essere poveri sia la colpa di chi non sa essere furbo.
Ha esortato il senso di responsabilità di ognuno di noi che deve sentirsi parte integrante di ogni aspetto della vita pubblica: istituzioni, politica, università, scuole, luoghi di lavoro e della produzione.
Ha chiesto una riflessione profonda nei confronti del grave abbandono dello studio da parte dei ragazzi: 57.000 negli ultimi dieci anni!
Ha giurato di aver accettato il suo incarico con il preciso, testardo obiettivo di sanare il lacero rapporto tra i cittadini e le istituzioni.
Ha elencato le sue perplessità circa la “politica gratis”, la politica finanziata dai privati e il facile, ingannevole voto via internet.
Ha promosso una “campagna d'ascolto “ presso la Camera e l'apertura della “casa della buona politica”, per dare voce e spazio , nel percorso legislativo, a chi lavora ogni giorno per la soluzione dei problemi.
E' stata incisiva, credibile, appassionata. Tanto da far passare inosservato il fatto incontrovertibile di essere bella.
Avevamo bisogno di una scossa come questa; di sentirci di nuovo un po' a casa, nel mondo che sa di buono.
L'applauso, a questo punto , è stato interminabile.
Un'unica perplessità mi ha colto. Il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha più volte ribadito il suo stupore entusiasta circa l'elezione di Laura Boldrini. La prima citazione è stata molto simpatica e gratificante per l'ospite, con il garbo e l'ironia che contraddistingue l'intelligenza del grande costituzionalista. Ma il concetto ribadito più volte sembrava appannarne il valore e destare il dubbio di un'elezione inspiegabile.
E poi, perché rivolgersi a Lei con l'espressione un po riduttiva come “gentile signora”? In un mondo in cui i titoli contano per tutti, anche per il Prof. Zagrebelsky che merita il titolo di “Presidente”, perché chiamare “gentile signora” il Presidente della Camera dei Deputati?
Avrebbe chiamato “gentile signore” Gianfranco Fini o Pietro Grasso?