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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


sabato 13 ottobre 2012

L' "OLANDESE VOLANTE", IL FASCINO DELL'ERRANTE




Richard Wagner sapeva come incantare le platee, non solo  per la musica indimenticabile che scriveva, ma anche per aver saputo coltivare il mito di se stesso nei confronti del suo pubblico incantato dall'identificazione tra arte e vita.
L' " Olandese volante"  é un'opera che nasce dall'esperienza, da  sé stesso vissuta, di trovarsi in balia della tempesta nel corso di un viaggio per l'attraversamento della Manica. Era l'estate del 1839 e ci vollero due giorni per trovare riparo nel fiordo di Sandviken, in Norvegia. Inevitabile che il vissuto della vicenda incidesse sul fascino dell'opera che ne scaturì, non dimenticando che quando venne presentata ( 1843) Wagner aveva solo trent'anni...
Non negando la forza dell'accaduto, sembra che come spunto per l'opera molta influenza esercitarono, sul compositore, anche  le letture di Heinrich Heine .
Il sentimento prevalso nella composizione é di mordente passione, privo di ogni manierismo. Viene descritta la forza dell'amore ideale e la disperazione senza tregua dell'eroe errante, costretto all'esilio eterno.
La volontà  cieca e il senso di abbandono si alternano,  splendidamente rappresentati dalla musica. Le note  ben raccontano il dramma che, nella storia, sembra carente di dialoghi ed evoluzione psicologica, come se i protagonisti più che agire, subissero il loro destino, spinti solo da una forza interiore.
Ecco apparire lo scatto improvviso dei loro gesti,  mosse repentine  con cui i protagonisti vanno incontro al loro destino. Un moto che sembra contrario alla delicata "arte della transizione" con cui Wagner ha solitamente accompagnato i protagonisti delle sue opere da uno stadio psicologico all'altro, senza scatti.
Una sofisticata, delicatissima capacità di condurre un personaggio in un cammino che allo spettatore risulti quasi inevitabile.
Le sue parole: " Tanto quel ch'è brusco e repentino mi ripugna : sarà anche talvolta inevitabile e perfino necessario, ma non deve mai manifestar si senza che l'animo sia stato tanto accuratamente  predisposto alla transazione improvvisa da esiger la esso stesso".
Ma la musica traduce perfettamente anche la forza della natura quando si camuffa in tempesta: in platea sembra piombare all'improvviso  il vento furioso e la rabbia delle onde quando s'infrangono sulle vele.
Di Wagner Victor Hugo diceva"Wagner era un pazzo che si credeva Wagner..."
La tenacia ai limiti della megalomania, la mancanza di un'educazione musicale professionale e di un orecchio assoluto, la notorietà raggiunta solo dopo i trent'anni, età in cui i suoi colleghi erano già compositori affermati,  e sei anni di esilio in seguito alle insurrezioni della primavera del 1849, non hanno impedito alla genialità  di Wagner di sfociare nella musica che guadagnò un posto imprenscindibile nella storia della musica.
L' "Olandese volante" proposto dal Teatro Regio di Torino é un'esecuzione  di grande armonia. La direzione di Gianandrea Noseda impeccabile, di un'energia degna del furore di Wagner. Il cast preciso, vigoroso come la prova di Mark Doss nella parte dell'Olandese e Adrianne Pieczonka nella parte di Senta.
L'allestimento claustrofobico o  ma efficace per la rappresentazione.
La professionalitá  del Teatro torinese indiscutibile.