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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


mercoledì 24 ottobre 2012

DEGAS – STILE E VERITA’



Prove di balletto in scena


E’ stata inaugurata a Torino la mostra dedicata ai capolavori di Degas.

La grandezza di Edgar Degas risiede nella sua capacità indiscussa di “stregare la verità”, e non in senso esoterico, mistico o simbolico, piuttosto, nel senso di raggiungere la verità nello stile e lo stile nella verità.
Il suo atto di stregoneria poetica sta nella metamorfosi del dato occasionale in motivo unico e assoluto; nel far divenire eterno il presente, traducendo la sua immagine in forma.
E’ così che sono nati i suoi capolavori.
Primo di cinque figli, Degas nasce a Parigi nel 1834; termina i suoi studi in Giurisprudenza, per condiscendenza nei confronti del padre ma, appena possibile, entra nello studio del pittore, allora noto, Felix-Joseph Barrias, che lo avvierà in seguito alla pittura di storia. La sua formazione avviene  alla luce del fascino che su di lui esercitano i maestri del XV e XVI secolo prima, e di quella degli artisti del Seicento più tardi, come Holbein e Van Dyck; fino ad arrivare all’influenza dell’Ottocento con Delacroix, Ingres e Daumier.  E ognuno di questi grandi maestri  sembra aver lasciato la propria indelebile impronta sui dipinti di Degas.
La mostra generosa che Torino ha dedicato al Maestro comprende ottanta delle sue opere, tra tele e sculture, e resterà alla Palazzina Promotrice delle Belle Arti fino al  27 gennaio 2013.
La sensazione del visitatore è immediatamente quella di venir avvolto dallo slancio giovanile  di Degas  verso la formazione classica, tipica impostazione degli allievi di Ingres.  Agli esordi, la sua dedizione alla figura umana, secondo l’esercizio classico del nudo, lo porterà allo studio dei grandi mastri del passato:  Botticelli e, ancor prima,  Michelangelo, folgorato dal suo Schiavo morente, di cui copierà l’opera esposta  a Parigi.
Il primo di questi capolavori a sprigionare fascino alla Promotrice di Torino è la grande tela che rappresenta la Famiglia Bellelli , dipinto che raffigura uno spaccato domestico della famiglia che accolse l’artista a Firenze.
Il genere del ritratto interessa l’artista fin dal momento della sua formazione e, in quegli anni, Degas esegue una suite di tele dal sapore del vero e proprio album di famiglia. Di fronte a questo grande quadro ( grande anche in senso letterale ) emerge lo stile estremamente raffinato, le intelligenti intuizioni tecniche che
sono ben lontane dalle soluzioni semplici.
E’ negli anni successivi che il ritratto nella pittura di Degas diventa più realista rappresentando la realtà in contesti  sempre meno manierati, e dando ai volti la medesima espressione dei corpi. E’ dal corpo, infatti, che parte una risata ed è sul viso che sfocia.
Da attento, curioso e raffinato “uomo di lettere”, grande influenza esercita sulla  sua produzione l’opera letteraria dei grandi di allora. A partire dagli anni sessanta abbandona completamente i canoni classici e abbraccia uno stile che  inizia a riecheggiare i romanzi di Zola, abbandonando ogni eleganza pittorica.
Non è più lo stile manierato che emerge, ma il senso di tensione che detta il naturalismo del mondo contemporaneo.
I suoi ritratti si spingono, dunque , fino alla rappresentazione della donna  di Interno identificata, per il suo naso all’insù, come una popolana in opposizione all’uomo in abito borghese, secondo i dettami delle scienze sociali che in quel periodo iniziavano a collegare i dati fisici allo status sociale.
Si possono, così, ammirare le prostituire in Donne fuori da un caffè la sera, o la Ballerina di quattordici anni dal profilo scimmiesco che scandalizzò il pubblico.  Vengono ritratte le figuranti dei teatri di origine popolare di Mademoiselle La La al  Circo Fernando  che, almeno nell’immaginario collettivo, erano destinate a prostituirsi con i frequentatori dei teatri stessi, o le donne sorprese  nel momento dedicato al rito del bagno, lasciando la possibilità che si tratti anche di rappresentanti dell’alta borghesia, come in Donna che esce dal bagno o, invece, di  prostitute come in Nudo accovacciato visto di spalle.
E’, però, nel mondo della danza che emerge il Degas che ognuno di noi ha sognato di ammirare.
Le sue ballerine sono indimenticabili.
Rappresentano la dedizione di Degas per lo studio del corpo in movimento che viene espresso dalle sue  parole: “Fare operazioni semplici, come disegnare un profilo che non si muova, muovendo noi stessi, salendo e scendendo per tutta una figura, un mobile un salotto, al completo (…). Fare una serie di movimenti di braccia nel ballo, o di gambe che non si muovano, girandogli intorno…ecc.
Infine studiare una figura in scorcio, o un oggetto, o qualsiasi cosa (…): Escludere molto: di una ballerina fare le braccia o le gambe, o le reni, fare le scarpette, le mani della pettinatrice, la pettinatura tagluizzata, piedi nudi in atto di danzare…ecc.”.
Questo è il processo di analisi cui il Mastro sottopone il soggetto, eppure, il risultato nelle sue opere non lascia trapelare nulla di questo stillicidio operato  sulla forma attraverso il disegno, come in Fin d’arabescque dove  l’effetto è quello di un’operazione  visiva riuscita d’istinto. E’ l’incanto dello spettatore.
In questa splendida tela, la ballerina viene inquadrata da molto in alto, come spesso Degas preferisce, lasciando che la forma si proietti sul piano del palcoscenico consentendo nuove prospettive.
La folgorazione, nel corso della mostra, arriva con Prove di balletto in scena dove l’attesa del momento magico dell’entrata in palcoscenico è rappresentato dalla grazia, la raffinatezza, i veli dei costumi, le trasparenze, i bianchi, i morbidi ondeggiamenti di mani e gambe.
E’ un’opera indimenticabile per quel fantastico e reale che si sovrappongono; per l’armonico e il disarmonico che si rincorrono; per la luce radente che congela gli abiti candidi delle danzatrici; per la veduta dall’alto che trasmette vertigine; per la curva seducente del palco che delinea l’orchestra; per il contrasto tra l’ombra della quinta e il bagliore del piano in cui le ballerine attendono; per quel monocromo che  va dai marroni scuri al bianco illuminato; per quel  contrasto impietoso tra le eleganti figure e i volti civettuoli, turbati da espressioni grottesche.
 Indimenticabile tela con cui Degas lancia la sua sfida alla fotografia attraverso la sua indiscutibile arte nel rappresentare impeccabilmente  la realtà.
Questi sono alcuni dei motivi per cui non bisognerebbe perdere questa mostra che ha già conquistato Torino.