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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


giovedì 21 giugno 2012

MATURITA': IO MI FIDO DEI RAGAZZI


“Tempesta rivoluzione che si annuncia con il mormorio di passioni violente; un cambiamento dell’umore , impeti frequenti una continua agitazione mentale rendono il bambino quasi in disciplinabile; diventa sordo alla voce che lo rendeva docile; è un leone nella sua febbre, non riconosce la sua guida, non vuole più essere governato”. L’esame di maturità è uno scoglio che ci troviamo a superare quando nuotiamo nelle sommesse acque della vita: l’adolescenza. Questa è l’adolescenza, secondo Jean Jacques Ro

E proprio nell’età incerta, quella in bilico tra arroganza e inadeguatezza, i ragazzi iniziano a misurarsi con gli aspetti più cruenti del vivere.

Le tracce dei temi che il Ministero ha fornito agli studenti per l’esame di maturità 2012, sono il sunto di tutti quei problemi con cui dovranno confrontasi, nel loro intimo e nella società

Belle tracce. Belle e difficili.

Il primo tema ruotava attorno all’eredità che ci hanno lasciato Pollock, San Tommaso, la Arendt, Sciascia o Montale: preziosi strumenti di lettura della vita sociale e personale.

Cogliere l’essenza del concetto di libertà in un’esistenza isterica dominata dalla compulsiva necessità di essere sempre collegati e reperibili, è davvero un arduo compito. Il significato di “tempo libero” coincide, ormai, sempre più con il “senso di vuoto” nel quale si sprofonda e dal quale si riemerge con grande fatica.

“Pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto”, sosteneva il grande Montale trasformando la vita dei giorni nostri in un folle, confuso, ansimante stordimento di massa, lontani dal grande scopo dell’esistenza umana: capacità di riflessione su se stessa e sulla morte.

Alcuni “ragazzi della maturità”, in preda all’audacia e allo sconforto a cui la loro età li costringe, oltre a dover affrontare questo disagio, hanno scelto di descriverlo, forse con una saggezza e una serenità che a noi “già maturi” non appartiene più.

Avrei voluto leggerne qualcuno di quei temi per capire come possono convivere in una giovane vita spensieratezza e disagio, e imparare di nuovo la risalita da quella china di vuoto in cui ci si perde vivendo.

La maggior parte di loro ha affrontato la traccia dedicata al peso della crisi. Chissà qual è la loro visione, proprietari di una porzione di debito pubblico che non esisteva quando sono nati.

E quale possa essere il loro giudizio rispetto alla scienza che ha avuto il pregio di fornirgli un mondo evoluto e la responsabilità di avergli regalato la bomba atomica.

Saggio è stato farli riflettere sul male e non solo sul suo aspetto più spietato ma anche su quello, sorprendentemente, più casule, banale, indifferente e stupido : una lettura più attenta e reale della spietatezza.

Il “labirinto” è stato il tema meno scelto, ma è comprensibile: alla loro età si trovano al centro del proprio pantano. Come possono cercare l’uscita da un labirinto?

Io mi fido dell’interpretazione che i ragazzi hanno fornito dei mali che affliggono noi e la società. Mi fido del loro approccio ai problemi, perché non hanno ancora avuto modo di crearne.